Imparare a leggere con Giulio Mozzi

Non lasciarti ingannare dal titolo furbetto di questo libro, caro lettore. Perché sì, è vero che il Ricettario di Scrittura Creativa di Stefano Brugnolo e Giulio Mozzi (Zanichelli) è un manuale di – appunto – scrittura creativa, e dunque si rivolge a quella nicchia di gonzi convinti che l’arte di scrivere sia materia d’apprendimento anziché di sentimento; ed è vero che non ha neppure il coraggio di farlo apertamente, vista la farisaica giocosità con cui si proclama ricettario anziché manuale. Ma è altrettanto vero che è un fantastico libro di lettura, un compendio del “bel leggere” spacciato per prontuario del “ben scrivere”: occasione perfetta per scoprire autori ignorati o ritrovare autori dimenticati. Un libro divertente e interessante, con un ottimo montaggio di materiale letterario; realizzato da due autori che non sapranno insegnare a scrivere, visto che nessuno sa farlo, ma di sicuro sono affetti dal piacere di leggere e sanno come contagiarlo. Lo contagiano grazie alla scelta sapiente dei brani (si va da Tommaso Moro a Michele Serra, da Balzac all’incommensurabile Giraudoux, tradotto per l’occasione – e tutti al loro meglio, come per una sorta di greatest hits); lo contagiano grazie allo spettro ampisssimo dei generi proposti (brani di narrativa, dialoghi teatrali, poesie, giochi di parole, slogan pubblicitari…); soprattutto lo contagiano grazie alla frenesia di sfogliare che, irresistibile, innescano con la scusa di analizzare la fattura di un dialogo credibile o di un incipit mozzafiato. E così consentono quella che forse è la più piacevole delle letture – e la più istruttiva, se proprio dobbiamo cedere alla tentazione pedagogica –, ossia la lettura capricciosa, quella capace di appagarti ad apertura di libro, di farti trovare, in qualsiasi pagina càpiti, qualcosa che aizzi la tua sensibilità o appaghi il tuo animo del momento. Dandoti l’idea di avere a portata di pagina tutto.
E c’è davvero di tutto in questo libro: autori contemporanei come McEwan o anzianotti come Dio (presente con l’imbattibile incipit della Genesi); scrittori formidabili come Buzzati o mediocri come Starnone; perfino non-scrittori come Luttazzi: ma tutti antologizzati secondo una logica, ed è la logica della buona lettura ancor prima della buona scrittura. Perfino le giunture, le parti didattiche,  sono piacevoli da leggere – tanto da far quasi genere letterario a sé: competenti ma senza spocchia, tecniche ma senza noia, brillanti e affabili ma senza cercar troppo di familiarizzare, di rendersi simpatiche al lettore. A parte, ovviamente, la scemenza di quel titolo da dopobrunch in casa Eco.

Articolo di Sergio Claudio Perroni del 27 marzo 2010 per Libero

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