dormivo su una pagina ogni notte
bianca. Il mattino
un'ombra del mio peso, alcune pieghe
e subito voltava: proseguire
è questo a capo del principio,
bocca che passa calore
all'aria come potesse svegliarsi
essere ancora salvata.
(in Poesia 273, 2012)
padre e madre caduti
frutti che non potevano
marcirmi attaccati
mentre nudo imparavo
a reggere il cielo
come un uccello sul dorso, lasciando
campi e case affondare.
L’azzurro torna
a coprire la terra. Trattengo
nel becco il ricordo,
il seme che sono stati.
(in Poesia 273, 2012)
sono tornati nomadi i quadri
scorrono come lampi rotti
sulle pareti dove un ritmo batte
chiodi insicuri, incerti semi, e tu
dalla mattina presto
in piedi sulla sedia
a cercare l'angolatura esatta
il punto a cui restiamo appesi.
(in Poesia 273, 2012)
vorrei con le parole aprirti
questa vita come una mano
che sul tavolo capovolta
aspetta d’essere riempita
stretta nella tua. Vorrei la lingua
a chiudere ogni foro, a intonaco
di questo intreccio di sterpi bruciati.
Saremo due camicie
appese l’una dentro l’altra
per una stagione intera
dove la penombra ha immerso
l’amo negli inverni.
(in Mala Kruna, 2007)