I temi afoni e privi di ritmo nel rancio sapienzalista di Toni (Antonella) Maraini

No, non ci siamo: il libro che ha ordinato è sì di Toni (Antonella) Maraini, ma non è questo. Non è Le porte del vento. È Ricordi d’arte e prigionia di Topazia Alliata.
Sì, l’autrice è la stessa – esatto: la sorella di Dacia, ma sarebbe più giusto dire la figlia di Fosco, il genio della “Gnòsi delle fànfole” (“Ci son dei giorni smègi e lombidiosi | col cielo dagro e un fònzero gongruto | ci son meriggi gnàlidi e budriosi | che plògidan sul mondo infragelluto…”).
Questo Le porte del vento ha l’aria d’essere una raccolta di poesie, mentre il libro che ha ordinato lui è una specie di diario che l’anziana moglie di Fosco (“…ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi | un giorno tutto gnacchi e timparlini, | le nuvole buzzìllano, i bernecchi | ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini;…”) ha confidato alla figlia, la suddetta Toni (Antonella) Maraini – che poi viene da chiedersi perché esibire un nomignolo da addetto di ski-lift se ci si premura di aggiungere in parentesi il nome vero.
Comunque sì, c’è stato un malinteso – infatti: inutile star lì a precisare per colpa di chi, l’importante è che Ricordi gli arrivi lo stesso, perché lui stravede per Fosco Maraini (“…è un giorno per le vànvere, un festicchio | un giorno carmidioso e prodigiero, | è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio | in cui m’hai detto «t’amo per davvero»).
Sì, altroché se lo sa: Ricordi non è un libro su Fosco Maraini (“Non siamo tutti simili a bottiglie | ripiene di ricordi e cronicaglie?”): sono le memorie dell’ex moglie Topazia. Ma fra i ricordi di una moglie – ancorché ex – ce ne sarà pur qualcuno sul marito, specie se sommo “parolatra” e inventore di una lingua più armoniosa ed evocativa di quella di mille Crusche, no?
Certo, Le porte del vento lo compra lo stesso: per rispetto del padre si sciroppa Dacia sin dal primo romanzo (quello che Giuseppe Berto definì “storiella d’amori facili e aborti difficili”), e vuoi che non spenda dieci euro per le poesie di Toni (Antonella)?
Ecco, sì: magari prima è meglio dare un’occhiata.
Cominciamo bene: “(cum consurgit afflatum | aliquod spiritus movetur) | pneuma di gorgoni | vent, contrevent et souffles …” Il babbo dava alla luce parole, la figlia dissotterra lingue morte e moribonde. Ma a onor del vero qualche parola la conia pure lei: però bruttina, e per giunta persuasa d’esser bella, vista la petulanza con cui imperversa: “…lasciamo la struggenza | pulsare solitaria…” “…ho individuato ansie, desideri, struggenze | e dolori…” “…ho chiuso la porta del giardino | e lasciato fuori le sue struggenze…”. Oltre al lessico, qualche struggenza la provoca pure la levatura ritmica, con enjambements talmente impacciati da sembrare sgambetti: “Da dentro il ventre del mondo | risuona frastuono di guerra | ancora una, ancora una | vecchia sporca guerra | eppure nuova | guerra di disinformazione…”.
Sarebbe comunque arduo cavare ritmo e suoni da temi così afoni, da questo rancio di sapienzialità à la Coelho: “…la porta del millennio | si è aperta | e già cerco altre porte: | ho abitato sulla soglia del mille | aspetto il tremila | mi preparo al cinquemila | ho passato i centomila | anni richiesti | per diventare adulta | cittadina | del cosmo”. E quando balena un colpo d’ala, è solo in virtù di provvidenziali disavventure sintattiche, come in quel “…rifugiarmi in un angolo di me | in questo paese di totalitaria democrazia…” dove il lettore crede di intravedere una folgorante definizione dell’io, ma subito scopre che per “totalitaria democrazia” s’intendono invece i soliti, perfidi USA, quelli in cui “… è vietato | leggere le notizie sulla Palestina, è vietato | accarezzare i cani | è vietato fumare…”.
Né aiutano le poesiole in cornice di parole, o i tardo-queneauismi tipo “Il n’y a plus qu’à s’aventurer, d’avent en avent | d’un vent à l’autre | en avant | il n’y a plus qu’à | s’eventer et se ventailler |…| Il n’y a plus qu’à | s’inventer.” Sacrosanto, quest’ultimo distico – purché Toni (Antonella) la pianti di s’inventer poeta.

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Figlie d’arte
in età di nonna.
Meglio i ricordi.

Articolo di Sergio Claudio Perroni da Il Foglio del 20 settembre 2003

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