Farfalle “strattonate” e “feritoie” nei torrenti. I versi dello “scolaro” attempato Aldo Forbice

Chissà, magari adesso è anche lui fra i dirigenti Rai sottoposti a fermo biologico fino alla prossima notte delle lunghe forchette, o di cui ingraziarsi i referenti offrendogli una divisioncina creata ad hoc, con mansioni e missioni oscillanti fra la gogoliana vacuità di “Innovazione e Prodotto”, l’ebete giocondità di “Rai Click”, e l’oltraggiosa insignificanza di “Presidente di Garanzia”. Una cosa però è certa: nel risvolto del suo volumetto intitolato 37 poesie d’amore e di morte (sic), Aldo Forbice tiene a presentarsi come vicedirettore del giornale Radio Rai e conduttore “del notissimo programma radiofonico quotidiano Zapping” (dilemma logico: può dirsi notissimo ciò che necessiti di dirsi tale?), nonché insignito di “più d’una sessantina di riconoscimenti, italiani e stranieri”, e anche, pochi paragrafi dopo, di “numerosi riconoscimenti”, stavolta apolidi e in quantità imprecisata (uno dei quali, il notissimo “premio speciale Camaiore”, magari l’insignito se l’è conferito da solo, visto che di lì a poco si dichiara orgogliosamente membro “di varie giurie di premi letterari, fra cui il Dessì e il Camaiore”). E siamo solo al risvolto, che lo schivo Forbice conclude dandosi persino del poeta e garantendo che sue liriche “si trovano in numerose antologie, agende e calendari”.
Adesso però non precipitatevi a consultare l’agenda sperando di vedervi apparire, fra un appuntamento col dentista e la “m” delle ultime mestruazioni, una lirica di Forbice; e lasciate stare il calendario di Frate Indovino, che, non essendo edito da Scheiwiller, pubblica solo roba selezionata. Ve lo diamo noi, un saggio di queste poesiole dal sapore antico, così simili a quelle con cui in terza media cercavamo di arruffianarci la professoressa incline all’impegno terzomondano: “E allora mi chiedo, vi chiedo, una lucida follia | che faccia rinascere un mondo perduto | dove nessuno osi uccidere una formica, | calpestare una libellula | strattonare una farfalla | strappare le ali a una coccinella.”
Certo, immaginare una farfalla “strattonata” è difficilino: ma siamo alle prese con una Voce Poetante un po’ distratta sul piano lessicale, visto che ci costringe a immaginare anche “feritoie” dentro torrenti di lava, puzzle non “aggregabili”, onde del mare che “scandiscono” se stesse per giunta “sulla risacca”, e dozzine di simili amenità. È troppo presa, la Voce Poetante, a tampinare un’anonima ma ubiqua signorina, su cui riversa lai da attempato adolescente in preda a struggimenti prevertiani, pura messaggeria privata all’insegna del non sequitur e con l’alibi di un facile cordoglio universale: “Ciao amore, ti pensavo con nostalgia mentre la morte del pianeta | si agita nervosa con quella falce consumata da troppi tagli: | le stragi in Africa, in Asia, nel Medio Oriente, le malattie da HIV, | da Ebola, da fame, pestilenze, miserie, | antiche e moderne |… | Ciao amore, è bello sentirti anche se oggi è stata lapidata | un’altra donna in Iran, decapitati due detenuti in Arabia…”
Ma la signorina non vuol proprio saperne. Forse s’era illusa di ispirare poesie, non una colata di svenevoli SMS sformattati (“Ho atteso ancora a lungo le tue carezze, che non sono arrivate. | Ho percepito, invece, segnali inquietanti di guerre, di bambini morti | per fame, Aids…”). O forse non ama sentirsi dire – per giunta con l’aria di farle dei gran complimenti – che ha capelli “sfilacciati”, occhi che “rotea”, seni priapicamente “sempre eretti”, orecchie che marzianamente “si protendono”, fianchi che “ciondolano”, “diseguali labbra da fiabe dell’eros, | incoronate di pesche o susine”, che non si capisce cosa voglia dire e più che un elogio sembra un dessert cubista.
Sicché, quando alla fine la Voce Postulante le chiede, per lamentare l’inesorabile consumarsi del tempo “Hai sentito, amore mio, cosa succede | quando velocemente girano le sfere, | quando girano troppo in fretta”, anziché alle lancette la signorina pensa ovviamente alle palle. E il lettore idem.

-----------------------

Per un po’ d’eros
sciacalleggia tanatos –
fior di etos.

Articolo di Sergio Claudio Perroni da Il Foglio dell'8 maggio 2004

Sommario

pus-megafono

Videor

logo_raccapriccio

Sommario

avete-rotto-la-mi

logo_raccapriccio

Sommario

pus-megafono
logo_raccapriccio