Fra le molte strade che portano alla poesia, pare che adesso ci sia quella televisiva; e che l’autore di tanto miracolo sia il Cefalonia di Rai 1, quello con Mameli sirtakizzato da Morricone. A parte il piacere di ascoltare dialoghi finalmente decenti (e sublimi rispetto agli altri guerreggiati tendenza Mikonos, vedi Corelli e Mediterraneo) o il fastidio per l’accattonismo produttivo (su dieci Stukas in picchiata, otto sono retroproiettati), pare che lo spettatore subisca l’effetto “pagina di storia dimenticata” e gli venga voglia di approfondire con qualche lettura ad hoc; perciò si reca di gran premura in libreria, e, accalappiato dalla fumettosa copertina del Cefalonia di Luigi Ballerini, si ritrova immerso in un verseggiare annacquato, assai vicino alla prosaicità degli eroi piccoli piccoli che ha appena visto in TV (“chi li avrebbe potuti immaginare diecimila Macbeth da | filodrammatica dell’oratorio capaci, ciascuno per proprio conto, di quello | specialissimo scatto di reni che fa dell’atleta l’eco di un’ombra, di un fumo”).
Dev’esser proprio per approfittare del lettore televisivo, che Mondadori ha deciso di pubblicare solo adesso – e in tutta fretta, a giudicare dalla colata di refusi – quest’opera chiaramente nata sull’onda dell’ormai remoto viaggio di Ciampi a Cefalonia e delle polemiche scatenate dalla sua surreale richiesta di scuse alla nazione germanica (“Sarebbe pertanto cosa degna e giusta, equa e salutare che | un Ciampi, rivierasco e pietroso |…| la piantasse di fare | ‘o piezz ‘e core, l’equilibrista indignato che salta e balla e tira di scherma | per richiamare il popoltutto all’arengo, per chiedere giustizia postuma | all’odiato nemico”). Evidentemente l’editore ha preferito ignorare l’obiettivo dell’autore – consapevole che la poesia civile riesce a durare solo se nutrita di cronaca capace di figurare l’universale, laddove l’infelice exploit presidenziale del 2001 aveva al massimo un anno di gittata etica – e rinviare l’uscita fino a poter godere del traino televisivo. Forse a Segrate avranno perfino ipotizzato una copertina col crapùn di Zingaretti, e solo le rimostranze di Ballerini – che è pur sempre un docente dell’UCLA, quindi per forza highbrow – li avranno convinti a ripiegare su una generica foto di soldatini in azione.
Grazie al Cefalonia di Rulli & Petraglia, dunque, il telespettatore ha modo di accostarsi alla poesia.
Peccato però che il Cefalonia di Ballerini lo ricacci indietro dopo poche pagine. Va bene infatti ridurre il coro di vittime e carnefici a due sole voci, il fucilato Ettore B e il fucilante Hans D, l’uno arrovellato dalla demagogia dei politicanti (“ma io vago insepolto, | elargito a sproposito”) e l’altro dall’insanabile affronto dell’eroismo usurpato (“non era previsto che fiutaste, | en masse, la pista quieta del delirio per cui prende senso il vivere | dallo stile con cui s’impara, di botto, a dirgli addio”); però sfugge il nesso fra quest’ottimo e alato impianto e la squallida trovatina di paragonare ossessivamente l’eccidio di Cefalonia a una partita di calcio Italia-Germania, coi successivi tradimenti istituzionali assimilati a goal.
Né è chiaro se quando Ettore B, straccione ricalcato sul Sordi monicelliano, si mette improvvisamente a citare non solo Freud (“siamo alle prese con un rutilante umheimlich: non eravate solo | i tedeschi, eravate il destino”) ma perfino Shklovsky (“…e l’ostraneniye di un’arroganza oftalmica | turpiloquente, da zona Cesarini…”) lo faccia in onore di quegli ircocervi di cultura alto-bassa che ormai credevamo esclusivo patrimonio del peggior Eco, o se invece voglia fare il paio con la controparte crucca, che, pur commerciando in auto e non in atenei, sferra brani d’Eneide tra una citazione di Ada Negri e una di Novaro.
Liberissimo Ballerini di infischiarsene del lettore televisivo: ma da chi altri pensa di farsi capire, visto che lui stesso sente i propri versi talmente muti da richiedere sei pagine di note? Note che peraltro, abbondando di “deissi” e “diegetico”, non riescono nemmeno a risolvere il dubbio se costui ci sia o ci faccia.
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Prima i nazisti,
poi il calciomane in versi.
Poveri eroi.
Articolo di Sergio Claudio Perroni da Il Foglio del 23 aprile 2005