Avete rotto la minchia

poema civile collettivo in fieri

I
Avete rotto la minchia
intellettuali che vi date del filosofo
(Eco, Galimberti, ecc.)
pur non avendo mai prodotto non dico una dottrina
ma neppure uno straccio di mera idea filosofica.


II
Perché, quanta minchia ha rotto
l’incoerenza stolida della Chiesa
(forse nient’affatto stolida, nient’affatto incoerenza)
che nega la pietà del rito estremo
al suicida per strazio di malattia
mentre la concede come nulla fosse
e in barba alla propria legge
(“Sono io che dò la morte e faccio vivere; io percuoto e io guarisco
e nessuno può liberare dalla mia mano.” Dt. 32, 39)
al suicida per scelta di vita?
In terra sconsacrata Welby
suicida necessario
Al centro della navata Bovio
suicida voluttuario.


III
Avete rotto la minchia
Frecceri che per anni vi frignaste vittima
di un inesistente esilio politico dalla TV di Stato
(ma restaste ben bene abbarbicati
alla poltrona Rai e al lauto stipendio dirigenziale
non osando neanche lontanamente
mollare Viale Mazzini e mettervi sul mercato
poiché mai nessuno vi avrebbe offerto una lira
per l’aria fritta della vostra pilotata fama di geni TV)
e che adesso quatti quatti incassate una sonante presidenza di sottogoverno
su cui peraltro avete previamente sputato
sostenendo che mandare voi a Raisat
fosse come mandare Kakà all’Avellino
senza dimettervi neanche un po’.


IV
Avete rotto la minchia voi, piuttosto,
voi di Poetastri,
dove per uno che ne incensate
dovete per forza incenerirne cento.

(Gioacchino Plinto)


V
Avete rotto la minchia
teledirettori che vi dite imparziali
e vi sdegnate al solo sospetto contrario
(vedi il Mimum alias Mimun)
ma che se adesso vi affidano un tiggì
guarda caso
lo fanno solo perché è chiaro che piovono elezioni
e vi sanno ombrello più curvo e manovrabile
del precedente.


VI  
Avete rotto la minchia
brigate tutte della telefonia cellulare –
Wind, Vodafone, Tim, Accatregì –
co' ‘sta guerriglia dell’offerta commerciale
a mezzo esplosivi spot alla tivvì:
cannonate tanto fragorose
e dalle palle sì voluminose
che tutti quanti si trasformano in allocchi:
siano esse pupe dalle curve uau
(vedi le bellone tipo “Life is now”)
o siano invece le litizzette cesse degli spot tarocchi:
tutti stordiscono, rimbecilliscono e dicono di sì!
E perché, il ‘tilifüninü’
come pronuncia quell’imbecille di De Sica
vivente ingiuria al nome del papà?
“Compra l’ultimo modello,
non questo e nemmanco quello,
ma il mio, eccotelo qua!”

Vodafone, Wind, Tim, Tre
abili treccartiste del piano tariffario,
monòpoli dal nuovo armamentario
sempre stracolmo di frivoli servizi:
gioca, suona e chatta sono gli stravizi
del caro utensile inutilitario.

E che dite: dell’assistenza clienti, ne parliamo?
Vorremmo soluzioni, visto che paghiamo!
Tuu… taa… tii… mille tasti e poi la voce:
operatore “siamo veloci al pari della luce!”
cliente “ma se al massimo vi riesce quella del carbone!”
E questo vale per tutte, compresa Vodafòne.

Poi fatela finita, please
con la farsa del finto gratìs:
ché se una legge annulla il costo di ricarica
ecco subito il bip che ti comunica
l’attivazione del Nuovo Servizio Assurdità:
purché non parli, ti costa la metà!

(Mauro Curcuruto)

 


VII
Avete rotto la minchia
teledirettori che vi millantate di scuola americana
eppure, in debito di pannolino al primo squillo di sotto-ministro,
vi inchinate alle più grottesche prassi dei tiggì lottizzati,
quei panini al gusto governo/opposizione/maggioranza
che avevate baldanzosamente promesso di stroncare.
Riottari che non siete altro.


VIII  
Avete rotto la minchia,
voi professionisti
della caccia al pedofilo -
il pedofilo ora è l'untore

chissà perché
il potere ha sempre bisogno
di una caccia alle streghe -

tutti sanno che gli abusi sui minori
si compiono nell'ombra di casa,
ad opera di genitori e amici dei genitori -

oppure dei preti in parrocchia
(preferibile quella americana,
lì si pentono in dollari).

(Angiolo Bandinelli)

 


IX  
Penis enlargement
Anzichè farla tosta e vigorosa,
come dalle promesse sperticate
che quotidianamente inoculate
nella mia posta amaramente erosa,

la minchia mia l'avete spenta e resa polverosa
(e insieme ad essa le pendenze collegate).
Oh voi, che gli stira-peni propinate,
prodigi della mente burrascosa

di qualche truffatore dozzinale:
come già suggeriva l'Alighieri,
ho la pena che vi si confà, l'equa condanna!

Dovrete incespicar nell'arsenale
ché ad ogni e-mail che intralci i miei pensieri
vi crescerà l'attrezzo d'una spanna!

(Giuseppe Zanotti)

 


X
Avete rotto la minchia
vostra eminenza il Cardinal Bertone
che oggi, con solennissima impudenza,
venite a dirci dall'alto del Corrierone
che il cittadino deve al fisco la massima obbedienza.
Certo, è sacrosanto, tasse ed imposte vanno onorate per intero.
Ma dite, Cardinale: non dovrebbe onorarle pure il clero?
E allora, Bertoncino bello, perché non dici
come mai la cittadina Chiesa non paga l'Ici?


XI  
É friggitura d'aria,
fastidio di zanzare ai padiglioni
seguire i notiziari dell'estate; e vi domando:
- perché mi martellate sui coglioni?-
Comprendo l'intima pulsione delle ferie,
anche per chi d'inverno campa trasmettendo lutti
ed efferatezze famigliari in serie.
Perché però dovrei accontentarmi di Corona,
di sedicenti billionari Vip,
di qualche insulsa stupida e noiosa
corbelleria su villa Certosa?
Perché dovrei pagarvi le vacanze
a panciallaria con occhiali scuri
a strafogarvi ai lidi di Fregene?
Miei cari giornalisti e mezzibusti
fatemi dire: - Avete rotto il pene! -

(Giuseppe Zanotti)

 

XII  
Avete rotto la minchia, e non poco
a furia di riarmare un anoressico
neurone, o forse mezzo, e fare fuoco
sul corpo meteolabile del lessico;

gli imbecilli si pesano a bacilli
dispersi fra le crune dei fonemi
fra corsivi e catodici sbadigli,
attratti come mosche dagli estremi:

il "freddo record" popola i giornali
ma non è record né superlativo;
il caldo poi è "sahariano" se d’agosto

si dorme in canottiera; i fortunali
diventano cicloni, ed ogni arrosto
del vero anela al fumo correttivo.

Di sòle collaudate
sóle con le cazzate.

(Roberto Raneri)

 

XIII  
Avete rotto la minchia
poeti bloggaroli
o blog poets come preferite.
Piantatela di lustrare,
leccandolo,
il vostro piedistallo
o non riuscirete mai a salirci!

Fate un giretto fuori dalle vostre celle mucotiche,
concedetevi un'ora d'aria, da bravi galeotti.
E in quell'ora leggete versi d'altri e reali
al posto di quelli vostri e virtuali.
Così forse imparerete
a scrivere poesie di carta
e non di rete.

(Fabio Barcellandi)

 

XIV  
È il Partito democratico
un affar poco simpatico
il cui sol fatto evidente
è la leadership di gente
che difetta di decenza
e ha una tara in eccedenza:
per Veltroni, ipocrisia;
per la Bindy, sacrestia;
Letta poi, manco a parlarne:
la doppiezza fatta carne.

È parecchio idiosincratico
il partito democratico:
tranne a Prodi far la spoglia
non è chiaro cosa voglia.
Finge il popolo pupillo,
ma poi odia Beppe Grillo;
si millanta novità,
ma poi schiera De Mità;
e Bersani, ch’era il meglio,
l’ha schiantato sotto il maglio.

Sarà carne, sarà pesce,
una cosa ci rincresce:
prima ancor d’esser picciotto
già la minchia ci ha strarotto.

(Gioacchino Plinto)

 

XV  
Realtà  orribile o pulp finzione,
non cambia molto la sostanza:
subito, senza alcuna cauzione,
sia liberata la creanza.
Arrestiamo i pericolosi malfattori
che strillano idiozie dai televisori,
ieri ho seminato un figlio
e il frutto va difeso
da chi lo vuole già cerebroleso. 

(Antonio Canella)

 

XVI  
E sotto, amici,
entrate nella mischia,
e ai versi più felici
andate a capo.
Così si assottiglia la poesia
si snoda e si dilunga
come un baco di suoni:
parole come ormoni
anabolizzati,
affrante testimoni
dell’idiozia in versi
da paccottiglia.
E allora, invocando
vocaboli diversi
dalla giungla dei sensi,
vi verrà fatto a un tratto il vostro nome.
Sarà un portento
di precisione,
il vostro nome proprio,
e sacro,
e lindo,
e ben portato,
l’unico nome che riconoscete:
il vostro simulacro tanto amato. 

(Isidoro Cordeviola)

 

XVII  
Mi sono fortemente domandato:
"Un dì sarebbe valso al condannato,
per giunta reo confesso, dire balle?"
E chi lo sa? Io no, a essere sincero.
Forse perché non c'ero
o forse perché il passato s'idealizza
anche dei criminali; tuttavia
oggi pare che valga, se non altro,
per il gran circo multimediatico
che ama evidenziare le asserzioni
anche del furfante più patetico.
Più la sparano grossa, più rimbalza;
più trucida è, più l’audience s’innalza.
Forza, venite gente al baraccone,
ché tanto non importa la ragione!
Se avete fatto a pezzi il vicinato,
mangiato le sue cosce a colazione,
fatto scoppiare bombe sul sagrato
questa è di certo un'ottima occasione:
qui c'è la stampa, la televisione!
Poi ho proseguito il triste questionario:
"La colpa è di chi parla o del suo uditorio?"
e allora non vi celo l'imbarazzo
giacché da solo mi son rotto il cazzo!

(Giuseppe Zanotti)


XVIII  
O poeta tronfio e trito,
sporogenesi di suoni
dal concetto mai finito.

E anche tu, performer vano,
raglio d'asino iper-ego
che rimbomba su dall’ano.

Senza escludere – ovviamente –
te, scrivano illividito
che del dire anoressico
sei il vate, il prete e il grido.

Io vi odo, e giù mi raschia,
poi s'arrischia e ancor s'avvinghia
il mio pen, piallato a cinghia.
Tal che in ultimo vi imploro:

o silenzio o, almen, decoro.

(Giuseppe Rossi)


XIX

Hai proprio rotto er c***o, Graziano Cecchini,
a tira’ 'n ballo Marinetti futurista
pe’ 'sti quattro happening co’ le bije e i palloncini
che fai dall’agio senza rogne di un’arte agriturista.

So' bravi tutti a fa' l'eroi cor nulla osta de li questurini
e a fare buh! a parole drento ar microfono d'un telecronista.
Pe' da’ ‘na mano ai Karen devi annà ‘n Birmania,
e ai tibetani è in Cina che je serve fa’ zizzania,

no a Borgo Pio e nemmanco a Primavalle.
E colle pallottole, Cecchini. No colle palle.

(Gioacchino Plinto)


 

XX  
Avete rotto la minchia con quest’Arca di Noemi
fotoromanzo per bambini scemi.
Prima c’è un padre che però si chiama Letizia,
poi c’è un nonno che però si chiama papy,
adesso c’è pure l’ex fidanzatino detto Gino:

lei l’ha lasciato per il tycoon spregiudicato
che le ha promesso un futuro da velina,
ma gira voce che Gino sia un pregiudicato
finito dritto al gabbio per rapina.

Dall’altro lato c’è quello strazio della Lario
che un giorno sì e uno no ci racconta il suo calvario
di moglie buona del cattivo milionario
(“Sono come un soldatino davanti agli eserciti schierati. Sono isolata, e so che non mi resta che combattere.”
“Mi sono messa contro uno degli uomini più potenti del mondo, capite che sarà dura?”)

Povera cocca! Quando lo impalmò grazie al fisico statuario
(pur essendo lui nano, greve e autoritario)
no, non lo fece a scopo finanziario
bensì per mero scopo umanitario!
E adesso che ribalta lo scenario
non è per scucire un divorzio milionario
ma per la causa femminile a livello planetario.

(Gioacchino Plinto)


 

XXI  
Fummo begolardi, ma di buona volontade,
e al consueto Travaglio tornammo peccatori;
Scurati nella selva di sì malata etade,
implorammo canoscenza di nani ed impostori.

Leggemmo assai e anche un po’ D’Avanzo
di tanto repubblicabile intelletto,
e del suo astuto dimandare in tono ganzo.
Oh, biondo pensier, e gentil d'aspetto,

pane caro all'Uom, giammai al pupazzo!
Ma non sempre beltade al cor s'avvinghia,
sì che mal'anima s'erga dal guazzo

tale una fiera scossa dalla cinghia.
Ristettero costoro assai sul cazzo,
ma tanto peso ruppe, alfin, la minchia.

(Stefano La Notte)


XXII  
Avete rotto la minchia per davvero,
si rivoltano i patrii avi al cimitero,
che malebolge è mai questo governo?
Qui si ritorna al cerchio ottavo dell'inferno,
c'è chi non ha lavoro e fa vita agra
ma si divertono i vecchietti col viagra;
alle minorenni conviene perdersi nel bosco,
meglio il lupaccio di un tipo che conosco:
quello, se è il caso, si mette anche la gonna
e te lo ritrovi nel letto della nonna.
Se ti domandi perché ti fa paura
non hai che da chiedere in procura
e se le cose in Italia vanno male
lui e Brunetta danno addosso allo statale,
e quando infine lo stivale è rovinato
la colpa ce l'ha tutta il magistrato.

(Roberta Borsani)


 

XXIII  
Papi e D'addy

Ecco aggiunta la D’addario
al penoso calendario
di erotismo pecuniario
preveduto dalla Lario.

Non di Parma, la Certosa
(più che villa, casa chiusa)
ospitava alla rinfusa
gran statisti e gnocca a iosa.

Or di Grazioli l’austero palazzo
accoglie due racchie, una cessa e un magnazzo
per vender goduria a quel tristo pupazzo
che ormai da un decennio ci smandripola il cazzo.

(Gioacchino Plinto)


XXIV  
Mi manda RaiTrans

Ci mancava anche Marrazzo
per scassar del tutto il cazzo,
dando fiato a Berlusconi
e a chi sbambola i coglioni
sostenendo che in privato
ogni ardir sia tutelato.

Certo è triste 'sto degrado
per cui un buon governatore
- già cronista assai fidado –
butti all'aria il proprio onore
per far sesso col viado.

Va a finir che con vergogna
ci scopriamo qualunquisti
ammettendo mogi e tristi 
che in quest'ambito di fogna
il più netto c'ha la rogna.

(Gioacchino Plinto)

 

XXV

La Maiolo è un’attempata
zompafossi di regime:
da compagna a berluschista
oggi sta col futurista.

L’altro giorno, intervistata,
su quei Rom andati in fumo
disse che son meglio i cani
da educare che i gitani.

Chissà come mai questa brutta… Tiziana
adusa da anni a voltar di gabbana,
nomade di partiti e randagia di veste,
si senta migliore di zingari e bestie.

 

XXVI

Avete sì e da mò rotto la minchia
con le donnine golose di baiocco:
batte la derisione gran rintocco
e a tutte l’ore è caccia nella mischia.

Disamor di patria inchioda al potere
il muso pittato dell'augusto nano,
la fin della novella è sogno vano
e le palle si son rotte di cadere.

Mai arriva la cavalleria a menar via
il bassimperator famigerato.
Dei suoi trastulli resta il privilegio

e corta di fiato è l’illusione pia
d’un paese finalmente liberato
da questa spina di cotanto pregio.

(Lici Cattaneo)


XXVII

Ecco, veniamo a svelare l'arcano,
la trama segreta, la loggia, il complotto
lo sprone funesto che a tutto sta sotto
il brigare di questo governo italiano

che ad ogni interesse parrebbe affannarsi
piuttosto che a quello dei suoi elettori.
Così pare a tutti... ma standone fuori.
Invero è una gara a trovare i più scarsi

i non presentabili in giro, i più gonzi,
una gara con regole ferree e puntuali:
partecipan tutti e son tutti uguali.
Invero osservando sta banda di stronzi

mi vien da pensar che la sola mansione
che svolgan insiem democraticamente
sia proprio la gara del "più deficiente"
che tutti li impegna in costante tensione

a cercar per l'Italia il trionfante campione.
Così ricordiamo l'impegno di Fini
che impose Gasparri alla nostra attenzione
e, a prova di quanto non abbia confini

l'umana stoltezza e di quanto sia dura
la gara che impegna i politici tutti
a spremere il peggio di madre natura,
tra ignavi, corrotti e gran farabutti

vediam Berlusconi ostentare Brunetta
e signorilmente l'ex premier di Aenne
accettar la sconfitta con gesto solenne.
Perfino Tremonti, guardingo, che aspetta

si leva il cappello col corto braccino,
e senza esitare lo chiama "cretino";
affranto e rabbioso rinuncia alle mire
ché un fesso più fesso non ha da esibire.

Credete davvero che questo sia il peggio?
Io penso di no ma lasciatemi dire:
se è vero che pure il futuro non veggio
conosco i miei polli e non stanno a dormire.

Già  posso supporre che il grande padano
ch'allor presentocci d'imbelli gli stuoli
(Borghezio, per dire, e con lui Calderoli)
astuto disponga un gran colpo di mano

un gesto finale che rubi la scena
e chiuda la sfida senz'altra incertezza.
Per questo, io credo, che in gran segretezza
prepari il suo pirla alla pubblica arena.

Gli insegna, lo addestra perché dalla mota
si levi tra tutti a improvviso messia
e per quanto convinti che il più fesso egli sia
si uniscano in cor e l'acclamino "il trota".

E' questo l'intreccio cha a tutto è sotteso
chiamatelo pure congiura o complotto
e cantate con me questo canto incompreso:
"un tempo fu duro ma adesso si è rotto!"

(Giuseppe Zanotti)

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