PER IL VERSO GIUSTO
inediti e inauditi degni di nota
Animali
Io non so quanti anni tu hai
né lo voglio sapere.
Io ti dico che mai
mai smetterò di bere
dal tuo stesso bicchiere
traboccante di vino e cenere.
Non ci sono più sere
che tu non veda il tratto
[...]
Emilio Isgrò
Animali
Io non so quanti anni tu hai
né lo voglio sapere.
Io ti dico che mai
mai smetterò di bere
dal tuo stesso bicchiere
traboccante di vino e cenere.
Non ci sono più sere
che tu non veda il tratto
di un cane maltrattato.
Non ci sono più notti
che tu non metta piede
nella stanza del gatto.
La mia vita è legata alla tua
come la volpe all’uva.
Ma tu non sei acerba.
Ma tu non sei spremuta.
Sei solamente tenera,
erba, materia,
grembo che tutto genera:
baci, carezze, numeri…
Ulisse adesca Nausica
Non è per parlare dell’amore
che si parla dell’amore;
ma per parlare degli alberi, di un libro,
e persino del cibo.
E si parla del cibo e delle virgole
per nominare l’amore più libero,
le soglie supreme
delle tue gambe strette.
Per dirti il mio puntiglio
sono costretto a dirti
che qua sta piovendo
e da te sta per piovere.
Questo lo dici tu in un giorno grigio:
che sta piovendo e il vento
si scioglie in un diluvio.
Questo tu dici a me
in una giornata grama.
Di più non dici,
di più non chiacchieri.
Ridi e sorridi
e cadi
dentro la gonna larga.
Io non dirò mai
gli occhi che hai,
la tinta, il tocco, l’aria,
la misura del tacco alto.
Troppo ti sei spinta
in acqua
perché nessuno lo sappia
tra il mare e la sabbia,
perché niente si salvi
di ciò che non è tuo.
E niente cada nel buio.
Su una tomba siciliana
Profumano di notte i gelsomini:
per questo tu li senti anche nel buio.
E la tua notte non sarà più notte
e la tua carne non sarà più stanca.
Seme mediterraneo
Se il seme non c’è più, non c’è più vita.
Se il seme è ancora qui, non c’è più morte.
Ed è tra morte e vita, carne e siero,
che cresce e si moltiplica infedele
il seme, il polline, la siccità.
Addio, rotte di sangue! Addio,
[mondo di sale!
Ridere non è più un reato in questa
terra, sorridere non è più una guerra
da combattere contro i numeri.
Ma un puro desiderare, un cantico.
Riprendi in mano il vecchio libro agrario!
Spalanca la memoria, seme mediterraneo!
Perché si ricomincia, nunc et semper,
da un seme impercettibile, incombente.
Un germe stupido d’arancio amaro.
Un chicco macroscopico, spelato.
Apri le stanze, strappa la finestra,
Grande Meridione inacidito!
Perché si parte da una strage bianca
di migranti che cantano sul mare.
Perché si viene da una strada nera
di anime scomposte dalla fame.
Da una luce tentennante e miope
che nel passato secolo non c’era.
Questo è un seme d’arancia. Questo è Dio.